Il mondo greco intorno al
Grecia antica è il termine utilizzato per descrivere la civiltà sviluppatasi nella Grecia continentale,in Albania, nelle isole del Mar Egeo, sulle coste occidentali della Turchia, in Sicilia e nell'Italia meridionale (Magna Grecia).
La cultura greca, nonostante la conformazione geografica del continente favorisse l'insorgere di molteplici unità politiche a sé stanti, fu un fenomeno omogeneo, che interessò tutte le genti elleniche, accomunate dalla stessa lingua e dalla stessa religione.
Dal punto di vista cronologico non esistono date certe e universalmente
accettate per l'inizio e la fine del periodo greco antico. Ufficialmente viene
fatto iniziare con la data della prima Olimpiade (
Omero
Si ritiene generalmente che le popolazioni indoeuropee degli Achei, degli Ioni e degli Eoli provenienti da nord siano migrate nella penisola greca verso la fine del III millennio a.C.
Verso il
A partire dal
Verso il
Il periodo successivo all'invasione dorica, comunemente designato come i "secoli oscuri" della storia greca, fu caratterizzato da una profonda crisi culturale ed economica.
Sotto la spinta delle genti settentrionali i flussi migratori verso le isole dell'Egeo e le coste dell'Asia Minore, in cerca di terre coltivabili e di materie prime, portarono a un progressivo spopolamento di alcune regioni.
Fenomeni quali la diminuzione dei commerci, l'abbandono dell'economia di palazzo, l'esclusivo utilizzo dell'agricoltura e dell'allevamento quali risorse economiche, associati alla scomparsa della scrittura e dell'architettura micenea caratterizzarono la fase di transizione tra il II e il I millennio a.C.
Anche dal punto di vista politico si ebbero trasformazioni istituzionali: le piccole comunità indipendenti, le future città-stato, furono governate da un capo militare, subentrato al re (wanax) miceneo e coadiuvato da un'assemblea di anziani, nobili e proprietari terrieri. Col tempo emersero dinamiche territoriali quali il progressivo abbandono dei palazzi e la conseguente occupazione di nuove mete insediative, quali la pianura, caratterizzata da una relativa carenza di centri abitati.
Tuttavia, non si deve pensare che il cosiddetto Medioevo Ellenico,
etichetta tipica della storiografia dell'Ottocento, sia stato per
Anche se, sulla scorta delle evidenze archeologiche, alcuni studiosi moderni hanno optato per un'ipotesi che vede in questa fase il prevalere della pastorizia sull'agricoltura, attività che prevede forme di vita nomade, sarebbe errato pensare a questa fase di transizione come a un'epoca di isolamento o di definitiva interruzione dei traffici.
In questo periodo, noto come Età del ferro, si assiste alla nascita della
produzione di manufatti in ferro, stimolata anche dalla difficile reperibilità
di altri metalli più facilmente lavorabili, come stagno e rame, metalli di cui
tuttavia
Verso la fine del IX secolo a.C. si iniziarono ad intravedere le avvisaglie
di una progressiva trasformazione politica ed economica che interessò il mondo
greco.
Le mutate condizioni socio-economiche, dovute all'incremento demografico, al
contatto con le popolazioni ricche e progredite delle isole orientali dell'Egeo
e delle coste dell'Asia Minore e a una ripresa degli scambi commerciali,
indebolirono lentamente l'istituto monarchico a favore dell'aristocrazia, che
nell'VIII secolo a.C. prese il potere in tutta l'area egea.
Le poleis erano veri e propri centri politici, economici e militari, retti da governi autonomi e indipendenti.
L'agglomerato urbano era costituito dalla città, solitamente circondata da mura, e dal territorio circostante adibito prevalentemente all'agricoltura e all'allevamento. Il centro vitale della polis era l'agorà, sede del mercato e delle assemblee popolari, assieme all'acropoli, luogo fortificato per la difesa dei cittadini e che ospitava il tempio della divinità tutelare.
Secondo alcuni studiosi, la struttura della città-stato, associata alla
particolare conformazione geografica del territorio, fu uno dei principali
ostacoli all'unità politica greca. Anche i giochi pubblici contribuirono a
rinsaldare l'unità culturale ellenica. Oltre a quelli nemei, istmici e pitici,
i più importanti furono i giochi Olimpici in onore di Zeus. Questa manifestazione che si svolgeva ogni quattro anni ad Olimpia divenne tanto famosa che la
data della I Olimpiade (
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C. vi fu un consistente fenomeno migratorio che ebbe notevoli ripercussioni sull'assetto sociale, politico ed economico della Grecia arcaica.
Il movimento colonizzatore, causato dai gravi contrasti di classe, dalle guerre tra città e dall'aumento della popolazione, che fece crescere il fabbisogno di terre e materie prime, interessò sia l'area orientale (Tracia e Mar Nero), sia quella occidentale (Magna Grecia, Francia e Spagna).
Le conseguenze socio-economiche della colonizzazione greca furono notevoli: l'espansione e l'incremento degli scambi commerciali e delle attività artigianali ed industriali e l'introduzione della moneta favorirono la formazione di una nuova classe di commercianti ed industriali, che progressivamente misero in crisi il predominio dell'aristocrazia.
Il mutato assetto sociale ebbe delle inevitabili ripercussioni politiche, in quanto il ceto medio, presa coscienza della propria forza e della propria importanza, cominciò ad avanzare richieste per una parificazione giuridica con la vecchia aristocrazia.
Tra il VII e il VI secolo a.C. i continui contrasti sociali, acuiti dal malcontento delle classi meno abbienti, portarono da un lato alla codificazione scritta delle leggi, iniziata nelle colonie, dall'altro al sorgere della tirannide.
Così figure semi-leggendarie di legislatori, quali Zaleuco di Locri, Diocle di Siracusa, Caronda di Catania e Dracone di Atene si affiancarono a uomini ambiziosi e senza scrupoli, come Gelone di Siracusa e Policrate di Samo, che con colpi di stato si impadronirono del potere in moltissime città greche. Ben presto alcune di queste, come Corinto, Tebe, Sparta ed Atene, salirono alla ribalta della scena ellenica, espandendo la propria influenza sulle città limitrofe.
Ad eccezione di Sparta, una polis estremamente conservatrice che rimase per lungo tempo legata alla costituzione di Licurgo e non conobbe, se non in minima parte, rivolgimenti sociali e fenomeni di emigrazione, le altre poleis greche sperimentarono il governo dei tiranni. A Corinto la famiglia dei Bacchiadi, che governava la città, fu rovesciata da Cipselo (657 circa), il quale assunse il titolo di tiranno trasmettendolo al figlio Periandro. A Sicione un certo Ortagora prese il potere (550 circa) e lo trasmise al figlio Clistene. Ad Atene Pisistrato stabilì un governo tirannico che resse la città con fasi alterne per circa trent'anni (561-528 circa), trasmettendo il potere al figlio Ippia. L'elemento che accomuna tutti i tiranni di prima generazione consiste nella loro appartenenza all'esercito e mostra l'importanza dell'apparato militare nella crisi dell'aristocrazia e nell'ascesa dei tiranni.
Alla fine del VI secolo, dopo il rovesciamento della tirannide di Ippia (510), Clistene realizzò una profonda riforma della costituzione ateniese che segnò la nascita della democrazia ad Atene e nel mondo (507).
Dagli inizi dell'VIII secolo, la ripresa economica e la reintroduzione della
scrittura mediante l'alfabeto fenicio favorirono l'inizio della grande stagione
culturale greca.
È a quest'epoca che si può far risalire la composizione scritta dell'Iliade, dell'Odissea, delle opere di Esiodo e della poesia lirica di Alcmane,
Callino, Stesicoro e Tirteo.
Contemporaneamente, anche la speculazione filosofica iniziò a muovere i primi
passi nelle colonie greche orientali ed ebbe tra le figure di spicco pensatori
come Talete, Anassimandro, Anassimene, Parmenide ed Eraclito.
Nella Ionia (la moderna costa egea della Turchia) le città greche, fra cui Mileto ed Alicarnasso, si
ribellarono al giogo persiano dando vita alla rivolta ionia (
Le città rivoltose chiesero aiuto alle grandi poleis della madre patria, ma solo Atene intervenne con appena 20 navi. A queste si unirono 5 vascelli della piccola città di Eretria, situata nell'isola di Eubea.
Pur conseguendo iniziali successi, le forze greche soccombettero alle persiane a causa della loro inferiorità. I Persiani, riconquistate tutte le postazioni perdute, cinsero d'assedio Mileto e la rasero al suolo nel 494.
Il Gran Re persiano, Dario I, dopo aver ristabilito la sua supremazia sulle città ribelli d'Asia minore, volse le sua attenzione sulle due poleis che avevano contribuito alla rivolta nei suoi confronti, ed inviò dei suoi emissari per portare la richiesta di "acqua e terra": un atto simbolico di grande effetto che significava la sottomissione totale, per mare e per terra. Alcune città, spaventate si sottomisero. Atene, intuito il pericolo chiese aiuto a Sparta, che lo negò, adducendo il pretesto che nella città si stavano celebrando le feste in onore di Apollo, durante le quali era vietato combattere. In realtà Sparta non volle portare aiuto agli Ateniesi, in quanto gli Spartani erano sempre molto restii nell'abbandonare il proprio territorio ed erano preoccupati che Atene diventasse troppo potente.
Nel frattempo Dario, approfittando della divisione tra le città greche, inviò una spedizione militare per punire Atene ed Eretria. Nel 490 le truppe Persiane sotto la guida dei comandanti Dai e Artaferne si mossero verso l'isola di Eubea e conquistarono Eretria. Con essi c'era Ippia, il figlio dell'ex tiranno di Atene Pisistrato cacciato dalla città e che sperava nella vittoria persiana per ristabilire la propria egemonia su di essa.
In seguito i Persiani sbarcarono in Attica
e fu lo stesso Ippia a consigliare al Gran Re di schierare l'esercito nella
piana di Maratona, a soli
Dieci anni dopo il successore di Dario, Serse I, guidò contro i Greci un grande esercito, il cui numero colpì l'immaginazione dei Greci, non abituati a simili cifre: si diceva che l'esercito di Serse ammontasse a un milione di uomini e che per rifornirsi d'acqua avesse seccato il fiume Scamandro, nella Troade. In realtà pare più probabile che si aggirasse intorno ai 100.000 soldati, una cifra comunque enorme per le piccole città-stato greche. I Greci stabilirono un primo sbarramento alle Termopili, un passo facile da difendere in caso di inferiorità numerica. Dopo tre giorni di battaglia i Persiani scoprirono un passaggio che aggirava lo schieramento nemico e presero alle spalle i Greci. Per coprire la ritirata dell'intero esercito, il re spartano Leonida tenne impegnati i Persiani sacrificando se stesso e 300 Spartani che preferirono morire piuttosto che fuggire. Superate le Termopili, Serse avanzò verso l'Attica. Nel frattempo, Temistocle, vista l'impossibilità di sconfiggere via terra l'avanzata persiana, fece evacuare Atene ed organizzò una flotta per opporsi a quella persiana. L'esercito di Serse diede alle fiamme Atene, ma la flotta ateniese, forte di 310 navi, impegnò quella persiana, che raggiungeva le 1207 unità, e la sconfisse duramente a Salamina, nel 480. Serse ritornò in Persia lasciando al comando delle truppe Mardonio con il compito di riprendere l'offensiva in primavera.
Nel
Dopo la vittoria sui Persiani, nel 477, Atene, consolidata la propria supremazia navale, si fece promotrice dell'istituzione della Lega di Delo, una confederazione di città greche, che aveva per scopo il mantenimento di una marina da guerra per la continuazione della guerra. Sparta, alleata di Atene dai tempi delle guerre persiane, accettò che Atene assumesse il comando della Lega in quanto allora non era interessata ad esercitare la propria egemonia al di fuori del Peloponneso. Coloro che erano contrari all'alleanza tra le due città e comprendevano che esse avrebbero prima o poi lottato per l'egemonia assoluta sulla Grecia furono giustiziati o esiliati. Lo spartano Pausania fu murato vivo dentro il tempio di Atena Calcieca nel 471 circa, mentre Temistocle fuggì da Atene per non subire la stessa sorte e dopo lunghi viaggi nel Peloponneso e nello Ionio, nel 465 si recò alla corte del Re dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Nel 466
Poco dopo, nel
Nel 463 Sparta chiese aiuto ad Atene
contro i Messeni che si erano ribellati alla sua autorità ed erano assediati
sul monte Itome. Tuttavia, a causa del sospetto che gli Ateniesi potessero
favorire i ribelli, gli Spartani rimandarono a casa il contingente ateniese nel
462. Atene ne fu molto irritata ed ostracizzò Cimone, il quale era stato il
maggiore alleato di Sparta ed il principale promotore della missione. In
conseguenza dell'uscita di scena di Cimone, Atene mutò radicalmente politica
estera: strinse alleanza con Argo ed i Tessali, i quali erano stati alleati dei
Persiani o comunque neutrali ai tempi delle guerre persiane. Questa alleanza
portò Atene in rotta di collisione con Sparta, di cui Argo era un'acerrima
rivale per l'egemonia nel Peloponneso.
All'esterno Atene impegnò
Intorno al 460 comparve sulla scena ateniese Pericle, capo del partito popolare. La sua azione politica si rivolse verso il rafforzamento delle istituzioni democratiche, alle quali avrebbero potuto accedere anche i cittadini delle classi meno abbienti. In politica estera accentuò l'egemonia ateniese all'interno della lega di Delo, trasformandola di fatto in un impero coloniale, controllato dalla sua potente flotta. Nell'età di Pericle la cultura e le arti ebbero un grande sviluppo: vissero in questo periodo i drammaturghi Eschilo, Aristofane, Euripide e Sofocle, i filosofi Aristotele, Platone e Socrate, gli storici Erodoto, Tucidide e Senofonte, il poeta Simonide e lo scultore Fidia.
La crescita della potenza ateniese entrò presto in conflitto con
Un primo scontro tra le due città si concluse nel 445 con un pace
trentennale, di poco posteriore alla pace di Callia, stipulata tra Atene e
Nel 431 iniziò la guerra vera e propria, interrotta dalla pace di Nicia del 421. Questa fase fu caratterizzata dalle annuali invasioni peloponnesiache dell'Attica che avevano l'obiettivo di costringere Atene alla resa distruggendo le sue campagne ed i suoi raccolti. Il progetto spartano fallì perché Atene si riforniva di grano via mare in Eubea e nel Mar Nero. Alle invasioni peloponnesiache gli Ateniesi risposero con sistematiche incursioni lungo le coste del Peloponneso, saccheggiando e devastando le terre degli Spartani e dei loro alleati. Neppure la peste del 430-428, durante la quale morì Pericle, riuscì a piegare Atene. Anzi, nel 425 gli Ateniesi guidati dal demagogo Cleone riuscirono a catturare 292 Spartani, tra cui 120 spartiati (l'elite politica e militare spartana), mettendo in grave difficoltà Sparta. Questa rispose nel 424 inviando nella Calcidica un esercito comandato da Brasida, il quale occupò la città di Anfipoli che rivestiva un'enorme importanza per Atene per via dei suoi boschi da cui gli Ateniesi traevano il legname per costruire la loro potente flotta. Lo storico Tucidide, allora comandante militare della regione, fu esiliato da Atene per non essere riuscito a difendere Anfipoli dall'attacco spartano. Nel 422 Cleone tentò di riconquistare la preziosa città, ma sia lui sia Brasida caddero in battaglia. Ormai stanche della guerra e private dei loro generali più bellicosi, Atene e Sparta stipularono la pace di Nicia nella primavera del 421 che pose fine alla prima fase della guerra del Peloponneso.
Nel 418,Atene stipulò un'alleanza con le città di Argo, Elea e Mantinea con l'obiettivo di indebolire il controllo spartano sul Peloponneso, ma Sparta sconfisse l'esercito di Atene ed Argo nella battaglia di Mantinea. Alla vittoria spartana seguì il rovesciamento del governo democratico di Argo e l'instaurazione di un governo oligarchico filospartano, il quale però ebbe vita breve e già nel 417 ad Argo tornarono al potere i democratici riportando la città sulle sue tradizionali posizioni antispartane.
Nel 415 Alcibiade riuscì a convincere gli Ateniesi a compiere un'ambiziosa spedizione in Sicilia con l'obiettivo di rendere tributaria l'isola rafforzando Atene nei confronti di Sparta e dei suoi alleati. A causa di rivalità interne, appena sbarcato in Sicilia Alcibiade fu richiamato ad Atene per difendersi dall'accusa di aver profanato i sacri Misteri Eleusini. Il generale ateniese, anziché consegnarsi alla propria patria per il processo, preferì cercare asilo presso gli Spartani in modo da poter vendicarsi dei suoi oppositori interni che lo avevano costretto all'esilio. Privata del suo comandante più valido, la spedizione ateniese si concluse nel 413 con un totale fallimento: l'esercito fallì l'assedio a Siracusa e fu quasi completamente annientato.
Dopo la sfortunata spedizione ateniese contro Siracusa, numerosi alleati di Atene defezionarono e passarono dalla parte di Sparta. Quest'ultima ottenne inoltre l'alleanza ed il prezioso sostegno finanziario del Re di Persia grazie al quale poté armare una flotta con la quale mise in difficoltà Atene sul mare. Di fronte a questi gravi problemi, nel 411 ad Atene si impose un regime oligarchico che fu però rifiutato dai marinai, di fede democratica, della flotta ateniese di stanza nell'isola di Samo, i quali si proclamarono legittimi rappresentanti di Atene e richiamarono dall'esilio Alcibiade. Sospettato di trattare la resa agli Spartani, il governo oligarchico di Atene fu rovesciato ai primi del 410 fu restaurata la democrazia. Nonostante la distruzione del suo esercito in Sicilia, Atene riuscì ad armare nuovamente una flotta agguerrita con cui inflisse anche pesanti sconfitte agli Spartani, come nella battaglia di Cizico, nel 410, nella quale cadde anche il comandante spartano Mindaro.
Nel
L'anno seguente, nonostante la grave crisi istituzionale ed economica, il regime democratico fu restaurato sotto la guida di Trasibulo.
La fine della guerra peloponnesiaca lasciò Sparta, che poteva contare sull'appoggio persiano, padrona della Grecia. La supremazia spartana fu, tuttavia, di breve durata, a causa del malcontento delle altre città per la politica filopersiana e per i contrasti socio-politici interni.
Nel 401 Sparta inviò in Asia un corpo di 13.000 mercenari per sostenere Ciro il Giovane nel suo tentativo di rovesciare il fratello Artaserse II e salire così sul trono dell'impero persiano. Nella Battaglia di Cunassa Ciro fu sconfitto ed ucciso. I mercenari greci compirono un'avventurosa ritirata in Grecia narrata da Senofonte nell'Anabasi. L'aiuto concesso da Sparta al ribelle Ciro fornì il pretesto al Re Artaserse II per rivendicare la sovranità sulle città greche dell'Asia Minore. Sparta rispose inviando un esercito sotto il comando del re Agesilao con il compito di difendere la libertà delle poleis asiatiche. Il Re sfruttò l'insofferenza delle città greche verso l'egemonia spartana ed inviò loro del denaro per finanziare una guerra contro Sparta in modo che quest'ultima fosse costretta a ritirarsi dall'Asia Minore.
Nell'estate del 395 la guerra scoppiò e Tebe, aiutata da Atene, sconfisse ad Aliarto lo spartano Lisandro che rimase sul campo. In seguito a questa vittoria si formò un'alleanza tra Tebe, Atene, Argo e Corinto in funzione antispartana e, dal momento che la sede della lega era Corinto, il conflitto fu detto guerra corinzia.
La guerra si concluse nella primavera del 387, con la "pace del re" o trattato di Antalcida, le cui clausole sancivano il dominio persiano sulle città dell'Asia minore e l'autonomia delle città greche della madrepatria. Sparta, che pure era designata come la paladina di tale pace, ne approfittò per rafforzare la propria egemonia sulle altre poleis. Nel 385 distrusse Mantinea, mentre nel 382 occupò proditoriamente la rocca Cadmea di Tebe imponendo un regime filospartano. Nel 379 un gruppo di esuli tebani, tra i quali Pelopida, rovesciò il regime filospartano ed instaurò la democrazia a Tebe stringendo alleanza con Atene.
Nel 378 lo spartano Sfodria tentò senza successo di occupare Atene con un
blitz notturno, ma fu scoperto. L'incidente spinse Atene e Tebe a
dichiarare guerra a Sparta. Nella
primavera del 377 Atene fondò
Nel giugno del 371 le parti in conflitto si riunirono a Sparta per una
conferenza di pace, ma Tebe pretese di giurare (oggi diremmo
"firmare") in nome di tutta
Il risultato della battaglia sancì la fine della supremazia di Sparta,
costretta a sciogliere
Contemporaneamente, il generale Pelopida rafforzava l'egemonia di Tebe in Tessaglia combattendo contro il tiranno Alessandro di Fere. L'egemonia tebana durò fino a quando furono vivi i suoi due generali di maggior spicco, Pelopida ed Epaminonda. Il primo cadde in battaglia nel 364, mentre il secondo invase nuovamente il Peloponneso nel 362 rimanendo sul campo di battaglia di Mantinea, che pure fu una vittoria per Tebe su Ateniesi e Spartani alleati.
Come rileva Senofonte, dopo tale battaglia, in Grecia, si verificò tutt'altro che un consolidamento dell'egemonia di Tebe vincitrice almeno sulla carta, ma aumentò solamente la confusione nelle relazioni diplomatiche, in quanto nessuna polis era più in grado di emergere sulle altre, mancando i due generali Pelopida e Epaminonda che fino a quel momento ne avevano deciso indirettamente l'andamento diplomatico.
Il Regno di Macedonia si estendeva a nord della penisola greca, su un territorio prevalentemente montuoso. Fin dal V secolo a.C. era stato troppo debole per esercitare alcun ruolo di primo piano in Grecia, ma anzi subendo spesso l'influenza delle poleis greche. Durante l'egemonia tebana, il regno di Macedonia era entrato nell'area di influenza di Tebe e nel 368 aveva dovuto consegnare ostaggi alla città beotica, tra i quali vi era il giovane Filippo, erede al trono.
Nel 360 il re macedone Perdicca III fu sconfitto ed ucciso in battaglia dagli Illiri ed il giovane divenne re. Salito al trono della Macedonia, Filippo II, dopo aver dato un nuovo ordinamento allo stato macedone ed aver riorganizzato l'esercito, con l'introduzione della falange macedone, rivolse il suo interesse alla politica estera. Egli si dedicò con grande cura in particolare all'addestramento dell'esercito e organizzò la falange, una schiera di fanti armati di lunghe lance, ispirandosi alle tattiche di guerra dei Tebani, osservate mentre era ostaggio.
In quel periodo Tebe era ancora la città più potente in Grecia, seppur privata dei suoi più validi comandanti. Atene era impegnata nella guerra sociale contro i ribelli della Seconda Lega Navale, mentre Sparta si era ritirata in un orgoglioso isolamento. Dopo essere entrato in urto con Atene, nel 357, per la conquista di Anfipoli, una città di cui gli Ateniesi rivendicavano il possesso, Filippo intervenne nella terza guerra sacra scoppiata nel 356 tra Tebe e i Focesi. Dopo aver sconfitto questi ultimi nel 352, Filippo era pronto ad oltrepassare le Termopili ed entrare nella Grecia vera e propria, ma trovò il passo sbarrato dagli Ateniesi e preferì ritirarsi. Presa coscienza della pericolosità di Filippo, ad Atene si formò un "partito" ostile alla Macedonia che trovò la propria guida in Demostene che a partire dal 352 si fece promotore di una politica estera più aggressiva che doveva arginare l'espansione della Macedonia. All'oratore ed ai suoi sostenitori si contrappose un "partito" filomacedone capeggiato da Eschine, il quale propugnava invece l'alleanza di Atene con Filippo.
Nel 348 Filippo eliminò una potente rivale della Macedonia radendo al suolo
la città di Olinto, che fino ad allora esercitava l'egemonia sulla penisola
Calcidica. Esauste per la guerra sacra, le parti in conflitto stipularono, nel
346,
Il potere esercitato da Filippo sulla parte settentrionale dell'Ellade destava non poche preoccupazioni in Atene, dove Demostene con le sue famose orazioni (tra cui le 4 famose Filippiche che sono diventate l'invettiva per antonomasia) metteva in guardia contro la supremazia macedone sul territorio greco.
Nel 343 Filippo sottomise anche
Nell'estate del 338 Filippo avanzò in Beozia e sconfisse l'armata greca
nella battaglia di Cheronea. Tebe dovette accogliere una guarnigione macedone
nella rocca Cadmea, mentre Atene, pur evitando l'occupazione militare, dovette
stringere alleanza con
Mappa dell'impero di Alessandro
In seguito all'assassinio di Filippo II (336), toccò a suo figlio Alessandro Magno proseguire il progetto paterno di conquista dell'impero persiano. Prima di poter realizzare il progetto del padre, il nuovo re dovette reprimere la rivolta di Tebe, che venne rasa al suolo (335). Sedata la rivolta tebana e lasciato Antipatro in Macedonia per controllare l'inquieta situazione greca, Alessandro partì per l'Asia.
Dopo le vittorie del Granico e di Isso, Alessandro occupò l'Egitto, fondando la città di Alessandria. Nell'autunno del 331 Alessandro sconfisse Dario III a Gaugamela ed occupò Babilonia, Susa e Persepoli, decretando la fine dell'impero persiano. Ormai in fuga, Dario III fu assassinato dai suoi stessi generali nel luglio del 330.
Intanto, in Grecia il reggente Antipatro sconfisse nella battaglia di Megalopoli(331) gli Spartani, che avevano rifiutato di entrare nella Lega di Corinto e di riconoscere l'egemonia macedone.
Alessandro intraprese il progettò di conquista dell'India, ma, dopo aver attraversato l'Indo e vinto il rajah Poro nella battaglia dell'Idaspe, fece ritorno a Babilonia. Nel giugno del 323 il grande re macedone morì a Babilonia per una febbre malarica; tramontò così il suo sogno della realizzazione di un impero universale.
La spedizione di Alessandro può essere considerata uno degli eventi epocali nella storia del mondo antico. Grazie alle sue conquiste, infatti, la civiltà greca si diffuse nel mondo mediterraneo e orientale, ingenerando tali mutamenti culturali da determinare la fine dell'era classica e l'inizio dell'era cosiddetta ellenistica.
Alla notizia della morte di Alessandro, Atene si ribellò al dominio macedone, sotto la guida di Demostene e del generale Leostene, formando una coalizione con altre poleis. Antipatro sconfisse i Greci nella battaglia di Crannone (322), mentre la flotta macedone sconfisse quella ateniese presso l'isola di Amorgo (322). Atene dovette accogliere una guarnigione macedone sull'acropoli ed instaurare un regime oligarchico filomacedone guidato da Focione.
Dal momento che Alessandro era morto lasciando un figlio nato postumo, i suoi generali, i diadochi, cioè i successori di Alessandro, si contesero il controllo dell'impero di quest'ultimo. Alcuni, come Antigono Monoftalmo, miravano alla conservazione dell'unità dell'impero, mentre altri, in particolare Tolemeo e Cassandro erano interessati ad assicurare il proprio dominio su parti dell'impero. La contesa si protrasse per circa quarant'anni al termine dei quali si stabilizzarono tre grandi regni ellenistici, quello dei Tolemei in Egitto, dei Seleucidi in Asia e degli Antigonidi in Macedonia.
Per arginare l'egemonia macedone in Grecia cominciarono a formarsi delle Leghe
che raggruppavano più poleis, spesso su base etnica. La prima a
costituirsi fu
Nel frattempo, Sparta stava conoscendo un periodo di rinascita legato soprattutto a due re che riformarono la città permettendole di giocare nuovamente un ruolo importante in Grecia. Tra il 243 ed il 235 Agide IV dette inizio alle riforme, le quali, osteggiate da molti Spartani, furono proseguite da un suo successore, Cleomene III. Quest'ultimo, salito al trono nel 227, dette inizio ad una politica estera aggressiva che mirava alla riconquista della Messenia ed alla ricostituzione della potenza spartana nel Peloponneso.
Allarmato dall'espansione di Sparta, Arato di Sicione, capo della Lega
achea, preferì allearsi con
Poco dopo,
Al momento della Pace di Naupatto (217), Roma era già impegnata nella Seconda guerra punica contro Annibale. A partire dal 215 Roma intervenne in Grecia più volte in occasione delle guerre macedoniche a causa dell'alleanza stretta da Annibale con Filippo V di Macedonia. Durante la prima (215-205) il peso della guerra fu sostenuto prevalentemente dalla Lega etolica, alleata di Roma, contro Filippo V.
La seconda guerra macedonica vide invece l'ingresso diretto di Roma in
Grecia. Dopo aver ottenuto l'alleanza di Atene, del regno di Pergamo e della
Lega etolica, i Romani sbarcarono in Grecia e nel 197 il console Tito Quinzio
Flaminino sconfisse Filippo nella battaglia di Cinocefale. La pace che seguì
stabilì l'alleanza tra Roma e
In quegli stessi anni, il Peloponneso era nuovamente travagliato dalla
guerra tra Sparta, guidata dal tiranno Nabide, e
Nel 193, il re seleucide Antioco III il Grande sbarcò in Grecia deciso a
porla sotto la propria egemonia, ma ciò suscitò allarme a Roma, soprattutto
poiché al seguito di Antioco III c'era il temuto Annibale, esule da Cartagine.
I Romani inviarono il console Manio Acilio Glabrione, il quale sconfisse Antioco
nella battaglia delle Termopili, costringendolo ad evacuare
Alla morte di Filippo V, nel 179, salì sul trono di Macedonia il figlio
Perseo, il quale desiderava ripristinare l'egemonia macedone sulla Grecia. Nel
172 egli si recò a Delfi con il suo esercito intendendo rivendicare i suoi
diritti sulla Grecia. Roma gli
dichiarò immediatamente guerra. Il console Lucio Emilio Paolo sconfisse Perseo
nella battaglia di Pidna, costringendo Perseo ad abdicare e finire i suoi
giorni in esilio in Italia.
Lo scontento dei Greci verso la politica di Roma crebbe negli anni
successivi, ma rimase sotto controllo fino a quando a capo della Lega achea ci
fu Callicrate, un amico dei Romani. Alla sua morte, nel 150, i nuovi capi della
Lega achea assunsero un atteggiamento apertamente ostile a Roma attendendo il
momento giusto per dichiarare guerra. Il momento non tardò. Approfittando della
rivolta della Macedonia capeggiata da un certo Andrisco,