Qualcosa
di Straordinario
Sono
ormai partito da due mesi in cerca di qualcosa di straordinario. Non so con
precisione cosa, ma non mi avrebbero mai rivisto a casa fino a che io non
avessi trovato qualcosa che mi soddisfi. Sono passato per vari luoghi e città:
chi mi ha fatto vedere un uomo capace di bere quattordici litri di birra, chi
la maestosa fontana del suo paese, chi un edificio costruito completamente in
argilla, ma nulla di ciò mi ha appagato. L’ultima città che ho visitato è stata
Cloe: davvero una gran bella città, artisticamente parlando. Palazzi enormi,
grandi ipermercati, luoghi pubblici molto buffi, ma la gente è davvero strana.
Non ho visto nessuno parlare con qualcuno. Non ho sentito voci umane. Tutti si
guardano, poi si voltano e continuano a camminare, presi dai loro pensieri.
Ogni persona che mi ha incontrato mi ha squadrato dalla testa ai piedi, chissà
a cosa pensasse, poi si è voltata ed è andata via. All’ingresso della città non
c’era nemmeno il solito cartello di benvenuto, ma solo un cartello con scritto
a caratteri minuscoli: “Cloe”. Non so cosa ci fosse in quel luogo, ma sono
andato via subito. Certo, non si può negare che questa città sia una cosa
davvero molto particolare, ma non mi basta. Ad essa, come a tutte le altre
città che ho attraversato mancava qualcosa, non sapevo cosa, ma lo dovevo
scoprire. Dopo essermene andato da Cloe mi sono trovato davanti ad un enorme quercia e, stanco, mi sono sdraiato sul prato sotto
la sua maestosa ombra. Improvvisamente ecco come se mi
fossero stati aperti gli occhi: quel cielo meraviglioso sopra di me di un
azzurro irriproducibile, quell’aria pura, quelle
nuvolette che formavano le più svariate forme, quell’erba
così sottile e perfetta…Sentendo il vento che mi accarezzava il viso, che
muoveva dolcemente le fronde dell’albero, ascoltando il canto degli uccelli mi
sono reso conto che a tutte quelle città mancava questo:
Nando Galizia